Cosa sono i diamanti etici?

Oggi come oggi, quando si parla di gioielli, si chiamano sempre più spesso in causa i diamanti etici. L’aggettivo è indubbiamente attraente a livello commerciale – richiama infatti valori profondi che caratterizzano ogni persona – ma è importante andare oltre. In questo caso, infatti, non ci si trova davanti a una semplice etichetta messa lì per attirare clienti: dietro all’espressione “diamanti etici”, infatti, c’è un vero e proprio mondo di decisioni istituzionali e di protocolli internazionali. Scopriamo qualcosa di più in merito nelle prossime righe di questo articolo.

La storia dei diamanti etici

Per raccontare la storia dei diamanti etici è necessario fare un salto indietro nel tempo a qualche decennio fa. Nel ventennio compreso tra gli anni ‘70 e gli anni ‘90, una percentuale non indifferente dei diamanti commercializzati a livello mondiale, circa il 15, arrivava da zone del mondo politicamente sconvolte da rivoluzioni interne. Nello specifico, le pietre erano utilizzate dai guerriglieri e dai ribelli per finanziare la propria attività.

Le cose hanno iniziato a cambiare all’inizio degli anni ‘90, grazie ai lavori del World Diamond Congress, che raccoglieva diversi Paesi del mondo. Grazie al congresso appena citato, si è iniziato a parlare della necessità di certificare ogni diamante mettendo in primo piano informazioni chiare in merito alla sua provenienza.

Guardando alle tappe successive, la più importante in assoluto è il Kimberley Process. Scopriamo di cosa si tratta nel prossimo paragrafo.

Cosa è il Kimberley Process?

Quando si parla del Kimberley Process, si inquadra un accordo di certificazione internazionale avente lo scopo di accertare che i diamanti commercializzati a livello mondiale non provengano da linee di finanziamento destinate a sovvenzionare guerre civili.

Frutto dell’impegno sia di diversi Paesi, sia di multinazionali produttrici impegnate nell’estrazione e nella lavorazione dei diamanti.

Oltre al requisito sopra citato, il Kimberley Process, ufficializzato nel 2003, prevede anche il fatto che ogni singolo diamante esportato venga associato a un certificato attestante il rispetto dello schema del protocollo.

L’accordo prevede altresì l’impossibilità di importare o esportare i diamanti verso e da Paesi non membri del Kimberley Process.

A questo punto, è naturale chiedersi quali siano questi Paesi. Nell’elenco è possibile includere, tra i vari Stati, l’Angola, l’Armenia, l’Australia, il Bangladesh, la Bielorussia, l’Italia, la Russia, Singapore.

Doveroso è rammentare che, nel 2004, è stata formalizzata l’esclusione della Repubblica Democratica del Congo dall’accordo. Il Paese, infatti, non è stato giudicato in grado di garantire informazioni chiare in merito alla provenienza dei suoi diamanti.

Quando si parla del Kimberley Process, è necessario rammentare il fatto che, negli ultimi anni, la comunità gemmologica internazionale ha messo in primo piano alcuni limiti del protocollo. Tra questi, è possibile includere l’assenza di riferimenti alla sostenibilità ambientale (i crimini che la mettono in pericolo sono sempre di più e con un impatto ogni giorno maggiore).

Inoltre, il punto di vista del Kimberley Process riguarda solamente i diamanti utilizzati per finanziare organizzazioni di guerriglieri e ribelli, non considerando le eventuali violenze perpetrate da governi legittimamente eletti.

Inoltre, di recente sono emersi casi di abusi su minatori in Zimbabwe, angherie perpetrate da professionisti che lavorano per società che si occupano di sicurezza privata.

Dove trovare diamanti etici

Al netto dei passi ancora da fare, è innegabile definire i diamanti etici come una grande conquista degli ultimi decenni. Queste pietre sono ormai facilmente reperibili sia presso le botteghe fisiche dei gioiellieri, sia facendo riferimento a e-commerce famosi come Torinogioielli.com, la casa sul web di una delle gioiellerie più antiche e famose di Torino.

Adesso non rimane che attendere che, a livello internazionale, vengano fatti dai governi quei passi fondamentali per ridefinire l’etica dei diamanti alla luce di un mondo che, rispetto agli anni ‘90, ha in primo piano emergenze molto diverse.