Il nuovo ponte Morandi
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Circa tre anni fa, il crollo parziale del ponte Morandi ha sconvolto l’Italia intera. Vittime, feriti, cittadini che hanno perduto la casa… Senza dubbio, si è trattata di una delle tragedie più emblematiche del bel paese, la quale ha proposto alla visione del mondo intero, tutti i difetti che cingono l’Italia in una morsa che mai sembra allentarsi.
Era il 14 agosto del 2018 e ancora oggi rappresenta una ferita aperta e sanguinolenta che necessita di altro tempo per guarire completamente.
È oggi lecito dire che le indagini effettuate, hanno portato alla luce diversi fattori che continuano a ripudiare, in quanto a meschinità e a menefreghismo da parte della società e dell’ente che avevano da gestire le condizioni del ponte e operare periodiche manutenzioni per evitare che accadessero tragicità del calibro.
Ciò che rende ancor più amara la vicenda, è la mobilità con la quale lo Stato ha indetto, preparato e ultimato i lavori per la costruzione del nuovo ponte Morandi, benché il nome non sia più quello di un tempo.
Difatti, dopo nemmeno due anni dalla caduta del vecchio attraversamento, ne è stato eretto un secondo con le dovute precauzioni (oltre che innovazioni) al fine di tenere ampiamente sotto controllo lo stato di usura del materiale utilizzato.
Il nuovo ponte Morandi: dove si trova
Il nuovo ponte Morandi, ovviamente, è stato costruito sullo scorrere del torrente Polcevera, dove una volta si stagliava il primo. I lavori sono stati celeri -come già spiegato- ma allo stesso tempo assai duri, tanto che gli operai impiegati nel progetto, oltre a essere stati numerosi e capaci, hanno dovuto offrire le proprie prestazioni sotto turnazione, sicché i cantieri sono stati aperti ventiquattro ore al giorno e sette giorni alla settimana.
Va da sé che una sola squadra di lavoratori non sarebbe bastata a completare l’opera in un tempo così breve, indi per cui sono stati adottati dei metodi che rispettassero l’esigenza dei pendolari (coloro che dovevano attraversare Genova per recarsi a lavoro) e degli operai che lavoravano al progetto, terminando la costruzione con tempistiche più ragionevoli e non sfiancando le membra di manovali e supervisori.
Il progetto è stato ideato e disegnato da Renzo Piano, il quale ha volentieri prestato la sua mano per un fine ultimo che fosse quanto più lontano possibile dall’imperfezione, sebbene il suo esatto contrario appaia come un traguardo quasi irraggiungibile, dacché è piuttosto difficile accontentare i gusti di un popolo intero.
Come si chiama il nuovo ponte Morandi?
Dopo un’attenta ponderazione, il comune genovese ha deciso di rinominare l’arteria collegante le due sezioni della città e parte del Nord Italia: ora si chiama ponte Genova San Giorgio.
Presumibilmente, è stata una decisione presa per spazzare via i “demoni” della tragedia, in modo che pronunciando un nome diverso dal consueto, avrebbe impedito a determinati ricordi di affiorare nelle memorie dei cittadini, benché i parenti diretti delle vittime e le vittime stesse ancora in vita, saranno impossibilitate dal dimenticare un evento di simile portata.
Stando alle dichiarazioni e ai dati raccolti, al di là della mole esaustiva di manovali impegnati nella costruzione, oltre trecento imprese italiane, tra grandi, medie e piccole, hanno fornito materiali da costruzione e strumenti utili.
In aggiunta, hanno partecipato al lavoro anche due importanti società italiane appartenenti a “Ferrovie dello Stato”: Italferr e Anas.
Il nuovo ponte Morandi: costo.
Per costruire il nuovo ponte sulle macerie del predecessore, sono stati impiegati circa 239 milioni di euro, divisi tra costi di smantellamento (19 milioni) e di costruzione (220 milioni).
Se a un primo acchito appaiono cifre piuttosto rimarchevoli, vi è da precisare che ammettendo nel toto la quantità e la qualità della manodopera, aggiunta ai tempi di ultimazione e alla mano di uno degli architetti più conosciuti al mondo, non si è trattata di una cifra astronomica.
Conclusioni
Fortunatamente, il ponte Genova San Giorgio è stato eretto in tempi quasi record… O almeno, in tempi record italiani.
Le modifiche apportate sono state numerose: ad esempio, vi è da puntualizzare l’esistenza di due robot stanziati sui bordi opposti e inaccessibii della strada, i quali monitorano costantemente le condizioni del ponte e si occupano di effettuare radiografie alla struttura, così riportando dati utili alla vigilanza della della costruzione.
In questo modo, sarà più che possibile evitare il ripetersi della tragedia.
In più, la presenza di oltre 40 pannelli fotovoltaici, permette al ponte di accingere all’energia elettrica ecosostenibile per il funzionamento dei lampioni.