La foresta Amazzonica ” Oggi”

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Gli incendi della foresta amazzonica

La foresta Amazzonica è anche conosciuta come “il polmone della terra”. Per mezzo dell’abbondante flora che la rende nota in tutto il pianeta, produce un’incredibile quantità di ossigeno ogni anno, benché lo stesso venga totalmente respirato dalla numerosa fauna che ospita.

La credenza, infatti, che la foresta amazzonica fornisca ossigeno all’intero pianeta, è infatti errata, poiché l’ossigeno generato dalle piante grazie alla fotosintesi, non giunge a coprire distanze eclatanti proprio a causa del gran numero di animali che la abitano.

Ovviamente, ciò non vuol dire che si debbano provocare danni a uno dei posti più belli e selvaggi del pianeta per un mero senso di lucro!

Purtroppo, è da anni che incendi imperversano fortemente nella zona e non in poche occasioni sono giunti a lambire le città adiacenti come accadde qualche anno fa all’insediamento di San Paolo. 

A quanto pare, nonostante siano trascorsi anni dai primi fuochi, la foresta amazzonica brucia ancora e le evidenze lasciano pensare che difficilmente si troverà una vera e propria soluzione, nel breve periodo, alla vicissitudini. 

A partire dal 2019 (da quando è scoppiato l’incendio più grave della storia amazzonica) migliaia di attivisti protestano non solo in Brasile, ma in ogni parte del mondo, affinché si prendano necessari provvedimenti al fine di salvare una delle meraviglie della terra.

 

Le cause degli incendi della foresta amazzonica

Per anni, le cause scatenanti gli incendi della foresta amazzonica sono state analizzate dagli studiosi. Dapprima, si pensava al riscaldamento globale come ragione cardine dei disastri; tuttavia, con un ragionamento tutt’altro che incorniciato di dubbi e quindi possibilmente fallace, l’ipotesi è stata esclusa a priori: difatti, la foresta amazzonica possiede un clima umido (e non secco) dunque la possibilità che gli incendi fossero scatenati dal surriscaldamento globale (come invece accade in Australia) non è stata più presa in considerazione, come giusto che sia.

Benché l’iniziale scagionamento dall’uomo, che a un primo acchito sembrava non avere colpe, è in realtà proprio lui il fautore -seppur indiretto- delle fiamme che tuttora ardono ettari e animali del polmone della terra.

In che modo? Come fa l’essere umano  a non combinare una giusta anche quando pare non c’entrare con tutta questa storia?

Il fatto è che l’uomo ha un particolare feeling per la deforestazione. Egli abbatte alberi e sterilizza i terreni con ondate di cemento che fungono da basamento a edifici, palazzi, parcheggi e qualsiasi altra cosa possa portare della pecunia nelle sue tasche.

È una realtà che oggi rappresenta la quotidianità. La popolazione ha iniziato ad accettare questo tipo di atteggiamento da parte dei governi dei diversi paesi, nonostante comprenda appieno la gravità della situazione. Il presidente Bolsonaro, nel 2019, aveva più volte ribadito che gli incendi dovuti alla deforestazione erano certamente da ricondurre alla deforestazione, ma che nessun altro stato aveva il diritto di intromettersi negli affari riguardanti il territorio Brasiliano, giacché la stessa nazione carioca deteneva la sovranità sull’ambiente entro i limiti del proprio territorio.

Durante lo scontro tra Biden e Trump, i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Bolsonaro aveva solennemente appoggiato Trump, dal momento in cui Biden aveva promesso la raccolta di ben venti miliardi di dollari per salvare la foresta amazzonica.

Una volta concluse le elezioni e constatata la vittoria di Biden, Bolsonaro ha finalmente ceduto alle pressioni degli USA e ha dichiarato di coinvolgere il Brasile in uno sviluppo ecosostenibile e non comprendente in alcun modo la deforestazione.

È una notizia assai recente, del gennaio 2021, e che lascia sperare nella conduzione di un futuro più verde e contemplante il tanto reclamato rispetto per la natura.

Dopo anni di deforestazione e di incendi, sembra proprio che la foresta amazzonica stia per arrivare a ottenere la cura e le premure che merita senza alcun dubbio.

 

Conclusioni 

Per merito degli attivisti, le cose stanno finalmente per prendere la giusta piega. Inoltre, non si può negare l’apporto del presidente statunitense Biden, sebbene la sua gaffe nell’appoggiare il movimento dell’equal pay messo in moto dalla nazionale di calcio femminile, la quale desiderava riscuotere lo stesso salario di quella maschile, e che poi si è scoperto esser pagata maggiormente della compagine: lottava, infatti, per ottenere ulteriori privilegi, altro che paga uguale!

Per fortuna, la campagna effettuata nei riguardi di uno dei polmoni verdi della terra, ha avuto l’effetto sperato. Il presidente Bolsonauo sembra aver compreso una parte dei suoi errori. È importante che certi personaggi si impongano per chi non può farlo e che portino avanti delle cause altrimenti impossibili da perseguire per la gente “normale” (i comuni cittadini, insomma).

La speranza è che le migliorie riescano a vedersi entro breve, magari piantando semi di alcune specie endemiche della foresta amazzonica e rispettando così la biodiversità del posto, senza immettere specie aliene e invasive.

Così come il Brasile di Bolsonaro, anche altre nazioni, come l’Inghilterra e l’Italia, stanno finalmente muovendosi nella giusta direzione.